Cosa ho imparato a fare: l’Ingegnere – Manager

Ingegnere e Manager.

Da Responsabile di progetto alle esperienze come Project Manager, Business Developer e Manager di Rete.

Forse è l’approccio alle cose che mi ha fatto diventare prima ingegnere poi ingegnere-manager. Un filo conduttore invisibile durante il percorso, che si è rivelato con evidenza solo dopo molti anni.

La storia professionale del nostro blogger non è mai stata influenzata da strategie famigliari o da percorsi privilegiati, in quanto non c’erano fabbriche di proprietà né affiliazioni “che contano”.
A pensarci bene, anche quando i contatti forse lo avrebbero consentito, mi disturbava l’idea di non potere misurare i risultati al netto delle mie forze.

Solo più tardi ho compreso che le stesse relazioni fanno parte delle mie forze. Semmai, più in generale, sussiste un problema etico allorquando i contatti aprano la strada a posizioni di cui non si hanno le competenze, cosa che trasforma un servizio in un privilegio dannoso per la società, ma torniamo a noi.

Così, sul finir del Liceo, cominciai a raccogliere le idee, con l’obiettivo di formare una lista di opzioni tra le quali scegliere quella che avrebbe dato una direzione al mio futuro lavorativo.

Non ricordo tutte le 19 voci della lista che ne scaturì, comunque essa includeva una varietà di ambiti che vanno dalla psicologia alla filosofia, all’archeologia, alla fisica e finalmente all’ingegneria, sulla quale cadde la decisione.

I motivi essenziali della scelta furono:

  • Si tratta di un percorso con ampie prospettive di lavoro;
  • Per le materie che tratta, ho intuito la possibilità di applicarmi con tutta la passione, l’impegno e la creatività di quando, bambino, giocavo con le costruzioni Lego.

Quando informai il fratello maggiore Marco, già brillantemente laureato in ingegneria, della mia scelta per l’Università, il suo commento laconico fu “è una bella botta al sistema nervoso”.

Ciò non mi fece desistere dall’intento, anche se devo apprezzare la veridicità e la sincerità delle sue parole.

Già nell’estate tra il primo e secondo anno, accompagnando mio padre alle terme di Fiuggi per cure, mi trovai a passeggiare nel parco delle terme. L’età media degli ospiti era oltre i 70 anni e, significativamente mi trovai veramente a mio agio.

Fatto sta che in poco più di 5 anni di impegno e con una tesi sperimentale all’Elettronica Santerno, conseguii la sospirata laurea, con un risultato lusinghiero ed la prima occupazione come ingegnere.

Devo dire che il mondo delle macchine automatiche, dei sistemi di controllo e monitoraggio e della robotica si rivelò all’altezza delle aspettative, tanto da far saltare il pranzo, in qualche caso estremo, persino ad una “buona forchetta” come me!

Come scoprii successivamente, esistevano molti altri contesti in cui potevo riprodurre quello stato di “grazia” che ho poi sempre cercato di perseguire. Il giocatore di Lego può divertirsi anche cambiando scatola !

Daltr’onde l’ingegneria è scienza, conoscenza e metodo. Come tale essa offre strumenti molto utili per valorizzare la creatività e portarla a risultati concreti. Soprattutto se alla fine la “cosa” deve funzionare. Strumenti che possiamo applicare anche in un contesto esteso, quale quello più generale di “Progetto”, in cui l’elemento tecnico non può prescindere da fattori di tipo economico, finanziario, di sostenibilità, onde garantirne la fattibilità.

Ritroviamo pertanto un’affinità tra le figure dell’ingegnere e del manager: il manager è quel soggetto che gestisce un progetto, o persegue un obiettivo, occupandosene delle problematiche a 360 gradi.

L’ingegnere-manager è quell’ingegnere che, facendo il manager, può entrare più approfonditamente anche nel contesto tecnico e a favorire soluzioni innovative. Salvo imparare lui stesso ad adeguare il proprio contributo ai tempi, ma di questo ne parleremo in un altro post.