Gli esami di stato dal lato della Commissione

Gli esami di stato , anche per i  laureati in ingegneria, sono la prova che devono sostenere i candidati per potere essere iscritti all’Albo ed esercitare la professione.

Ho recentemente avuto l’opportunità di viverli da un’ angolatura per me nuova, quella del Commissario d’esame presso la Scuola di Ingegneria ed Architettura dell’Università di Bologna.

Vi racconto come ho vissuto questa esperienza, ripercorrendo quella da candidato ed aggiungendo qualche spiegazione e commento. Più un quesito.

Quando toccò a me sostenere l’ esame di stato , finiti da poco gli studi, prestavo il servizio di leva obbligatorio. Erano i tempi in cui  i personal computer erano davvero poco diffusi ed il principale supporto di memoria era il floppy disc da 5 pollici e ¼. Archeologia.

La scelta di sostenere gli esami proprio in quel periodo mi fruttò, per legge, 10 giorni di licenza  ed anche 25 servizi di guardia. Era infatti scontato per molti, di sicuro per chi assegnava i servizi in caserma, che lo avevo fatto solo per ottenere la licenza.

In realtà, nonostante fossi già avviato ad una attività lavorativa come dipendente di azienda nel settore industriale, ritenevo che sul lungo periodo non si potesse mai sapere.

In effetti l’iscrizione all’albo tornò utile per esempio negli anni ’90, quando facevo il Project Manager, per firmare diversi progetti per la concessione edilizia di centrali eoliche per la Riva Calzoni.

Gli sconvolgimenti del mercato del lavoro a partire dal 2008 hanno provveduto poi a dissipare ogni ipotetico dubbio sull’opportunità di iscriversi all’Albo.

Ritengo infatti che, soprattutto nei periodi di cambiamento, la gamma degli ingredienti che accrescono la professionalità diventi più ampia.

Tra questi ingredienti: la possibilità di confrontarsi con i colleghi, di aggiornarsi su uno di spettro di tematiche ulteriore, rispetto a quello delle attività lavorative, di contribuire, seppure in maniera infinitesimale al dibattito sulle nuove modalità di interpretare il ruolo di ingegnere. Per non parlare dell’opportunità di network che ne conseguono.

Il fatto

L’anno scorso ricevetti con sorpresa una lettera di convocazione dal MIUR per far parte di una Commissione per gli esami di stato come membro effettivo.

Prima reazione: “che onore!”. Reazione, un secondo dopo: “ma ho le competenze?” E quindi: “da che parte si comincia?”

Una buona chiacchierata con il segretario della commissione mi permise di comprendere  il funzionamento, i ruoli e le responsabilità connesse con gli esami di stato.

Per questo accettai di buon grado di partecipare alla I sessione del 2015, per poi confermare la mia presenza anche nella seconda sessione e quindi alla prima sessione del 2016, appena conclusa.

Consistenza degli esami di stato

L’obbligo di legge di superare un’ulteriore prova oltre la laurea, per ottenere l’iscrizione all’Albo, il tipo di prove ed i criteri di valutazione sono tutti elementi oggetto di discussione, non entro nel merito in questo articolo. Fatto sta che esiste un regolamento piuttosto dettagliato anche negli aspetti formali, per osservare il quale occorre che almeno un membro, normalmente il segretario, abbia una conoscenza approfondita ed un esperienza pratica non indifferenti. Se consideriamo che i candidati in ogni sessione superano il centinaio e che attualmente le prove sono 4, di cui 3 scritte ed una orale, comprendiamo inoltre l’importanza di una buona organizzazione.

Descritto il contesto, Vi riporto alcune note, le più interessanti per me, almeno come esperienza umana.

La Commissione

La Commissione è composta di 5 membri effettivi, almeno due “strutturati”, normalmente il Presidente ed il Segretario. La I Commissione di cui ho fatto parte, si occupava di tutte le specializzazioni di ingegneria, tranne quella Civile. Nella sessione appena conclusa, i rimanenti tre membri erano tutti esterni, iscritti all’Albo. Forse non si farebbe giustizia del loro sincero impegno concludendo che questi ultimi erano gli unici Incivili e Non strutturati.

Due parole sui membri.

Il Presidente, oggi con qualche capello in bianco in più, è il docente che mi ha interrogato nel lontano 1984 per l’esame di Campi Elettromagnetici e Circuiti. L’esame andò bene e ricordo ancora il lusinghiero complimento “vedo che lei non è un’oca”. Complimento che ho richiamato successivamente alla mente in circostanze in cui invece ero portato a sentirmi tale…

Serio e scrupoloso, spesso silenzioso, amante della privacy, lo chiameremo con un nome di fantasia: Alessandro.

Il Segretario, Marco, il vero motore di tutto il meccanismo, col sorriso sulle labbra è riuscito a fare lavorare tutti:  dalle correzioni degli scritti all’esecuzione degli esami orali, dall’apporre timbri e numerare migliaia di pagine al rilegare con lo spago i pacchi per la conservazione formale degli atti. Va detto che ha lavorato più di tutti ed anche bene. Complimenti.

Michele, mio omonimo titolare di uno studio tecnico, si è adattato presto al contesto, contribuendo alle attività con un approccio tendenzialmente rigoroso condito con una apprezzabile vena ironica.

Giuseppe, anch’egli titolare di uno studio tecnico, ha efficacemente contribuito ai lavori con un metodo ed un buon senso che lasciano trasparire una visione del mondo consapevole e nello stesso tempo benevola.

Il sottoscritto. Spero siate arrivati a leggere fin qui.

Devo dire che la commissione ha lavorato davvero come un team e ha preso l’incarico per lo svolgimento degli esami di stato , come era suo dovere, con grandi impegno, serietà e responsabilità.

I Membri esperti aggregati

Con una varietà ampia di discipline, la Commissione si è avvalsa di quasi trenta membri esperti aggregati, che hanno dato il loro prezioso supporto sia in occasione delle prove scritte sia delle prove orali. Con un’età media molto inferiore alla mia, chiedo loro scusa se qualche volta li ho scambiati per candidati.

I membri esperti aggregati, mi hanno permesso di fare ripassi, di accrescere le mie conoscenze, di misurare la mia ignoranza …

 Grande professionalità anche da essi, nonostante spesso debbano investire per lunghi anni prima di ottenere occupazioni degne delle loro capacità e del loro impegno.

Mr. Murphy

Non si vedeva, ma la sua presenza pare palpabile: la sua legge ha dimostrato ancora una volta di propogarsi di generazione in generazione,  allorquando i candidati, posti davanti a due risposte alternative, hanno tendenzialmente dato “l’altra” risposta.

I Candidati

Particolare interesse ha avuto per me l’opportunità di conoscere le nuove leve, la loro preparazione, gli argomenti delle tesi, la loro situazione attuale, le prospettive.

In tre sessioni ho partecipato all’orale di circa 200 candidati, tanto da cominciare ad avere un campione statistico per qualche valutazione di massima.

Rispetto al passato, è evidente la maggiore propensione a fare esperienze all’estero, così come la consapevolezza che il mondo del lavoro non offre le certezze di una volta.

Ho avuto il piacere di riscontrare casi di eccellenza in cui mi è parso di riconoscere nei candidati una visione ampia sostenuta da un approccio concreto.

Parallelamente, ho notato spesso importanti differenze di approccio dei candidati alle attività che attualmente svolgono:

  • l’approccio del puro tecnico, molto focalizzato sul problema tecnico e meno sul contesto in cui il proprio progetto si inserisce,
  • l’approccio del teorico cui non viene (ancora) spontaneo farsi un’idea del significato e dell’attendibilità dei valori numerici che escono dai suoi calcoli.

Mi è parso in particolare di riconoscere tendenze ricorrenti diverse a seconda delle diverse specializzazioni. Questo potrebbe indurre una riflessione su possibili azioni correttive o integrative nella didattica.

Inoltre, non vedrei male un minimo di formazione sulla figura dell’ingegnere nel contesto attuale e sull’attualità del codice deontologico, anche se temo che su questi argomenti non vi sia (ancora) una sufficiente compattezza e chiarezza di idee a livello generale.

Credo comunque che un più forte raccordo tra Ordine e Università sia essenziale, così come tra Università e Territorio, dove peraltro esistono già brillanti esempi di collaborazione.

Anche la partecipazione agli esami di stato, il consolidamento dei rapporti con l’Università e questo stesso piccolo articolo intendono aggiungere un minimo contributo in tal senso.

Per inciso, ho appurato che il mio nominativo per gli esami di stato è stato comunicato al MIUR dall’Ordine di Bologna, verosimilmente in relazione ad alcune attività che svolgo all’interno del Gruppo di Lavoro degli Ingegneri dell’Informazione. Evidentemente, seminando, nascono frutti anche dove non ti aspetti.

Se tutti facciamo così, allora abbiamo maggiori strumenti per affrontare le prossime sfide in arrivo, conseguenza di sviluppi a livello globale noti come Quarta Rivoluzione Industriale ed Internet Of Things.

Che ne pensate?