Lo scouting tecnologico, le spalle dei giganti e lo sgabello per montarci sopra

Lo scouting tecnologico è la ricerca di innovazioni e soluzioni già presenti sul mercato che ci risparmia la fatica di riscoprire l’acqua calda.

Idea semplice, ricorda quella di copiare.

Idea naturale ed economica, è quella che ha permesso all’Uomo di fare tesoro delle esperienze precedenti ed evolversi dallo stato primitivo.

Idea controversa e soggetta a diffidenze all’interno di molte aziende, quella dello scouting tecnologico. Soprattutto se azzardiamo di allargare il nostro sguardo a settori diversi dal nostro.

Chi meglio di noi sa come fare certe lavorazioni che hanno fatto il successo della nostra azienda per decenni?

Eppure è la soluzione che il mercato ci ha riconosciuto, facendo di noi un brand apprezzato, potrebbe uscire dal mercato repentinamente per l’introduzione di tecnologie provenienti da altri settori. Chi aveva puntato sulla produzione di massa di pellicole fotografiche ne sa qualcosa. E’ possibile inoltre che scoperte o metodologie maturate in contesti diversi possano essere utilmente impiegate per migliorare il nostro stesso processo di lavorazione. Ricordo come l’applicazione di robot già utilizzati per movimentazioni di precisione sia stato applicato con successo all’impacchettamento di fogli di lamierino magnetico nel nucleo di trasformatori elettrici.

Ricordo anche come la tecnologia di illuminazione a LED applicata alle luci di pista degli aeroporti servì per studiare le prime soluzioni in galleria per l’illuminazione pubblica.

E’ anche possibile che metodologie di progettazione “esterne” offrano la soluzione a mutate esigenze di mercato, come quella di una personalizzazione spinta delle macchine automatiche per la manifattura. Macchine che oggi vengono richieste in piccole serie e con una varietà notevolissima di opzioni. Esigenza che assecondata senza un’accurata metodologia diventa micidiale per le implicazioni in fase di progettazione, in fase di produzione, in fase di test ed in fase di assistenza dopo vendita.

In questo caso il riferimento è il settore automotive, che ha dovuto risolvere il problema già da molti anni, introducendo il concetto di personalizzazione standardizzata. Le automobili sono tutte fatte di pezzi standard, ma se consideriamo le opzioni per cerchioni, tappezzeria, colore, volante, accessori, si possono ottenere migliaia di combinazioni diverse, garantendo una personalizzazione spinta su un prodotto di massa.

Per non parlare di marketing: la maggior parte delle aziende manifatturiere ha basato il proprio successo sui contenuti tecnologici, trascurando non di rado l’aspetto della comunicazione. Chi può insegnare meglio cosa e come comunicare di chi opera in settori in cui l’immagine è fondamentale? Scopriamo che c’è molto da imparare dalla cosmetica, dalla moda e dal mondo degli smartphone. In questo caso lo scouting non è tecnologico, ma pur sempre di scouting si tratta!

Dell’importanza dello scouting tecnologico le aziende più avanzate, più spesso di dimensioni medie e grandi, se ne sono accorte da tempo e negli ultimi anni si sono attrezzate per praticarlo costituendo appositi gruppi di lavoro, come ad esempio Cefla S.c., che ho visitato recentemente.

In alcuni casi gruppi di aziende indipendenti hanno costituito una società apposita, come nel caso di Crit Srl di Vignola (MO) nata per fare scouting tecnologico per le aziende socie e non solo.

Infatti, come mi ha spiegato recentemente Marco, il Direttore di Crit in un gradevole e costruttivo colloquio, si tratta di un’attività che per l’elevato valore aggiunto e la potenzialità di mercato, ha le caratteristiche di un business con ottime prospettive di sviluppo.

Con l’ulteriore ricaduta culturale che discende da un’attività non limitata alle sole tematiche individuate dai soci.

In breve: l’idea è valida ed è praticabile, ma al tempo stesso controversa e soggetta a diffidenze presso molte aziende. Perché?

Essenzialmente per un motivo: fare scouting significa spesso rivedere l’impostazione stessa dei reparti tecnici. Per il personale si tratta di acquisire competenze gestionali e capacità di integrare contributi che vengano dall’esterno.  Non è un tema irrilevante, soprattutto laddove vi siano prassi consolidate nei decenni.

Si tratta di rinunciare ad una sorta di autarchia tecnologica ed organizzarsi per captare il meglio ciò che si affaccia sul mercato, integrandolo a favore del nostro core business.

Come diceva il filosofo Bernardo di Chartres già nel dodicesimo secolo, possiamo vedere cose in più e più lontane stando sulle spalle dei giganti.

Se volete, posso offrirvi uno sgabello per montarci sopra. Parliamone!