Quarta Rivoluzione Industriale e Rete d’impresa

Quarta Rivoluzione Industriale e Rete d’impresa.

La Quarta Rivoluzione Industriale aumenta il potenziale strategico della Rete d’Impresa. Lo stiamo sfruttando bene?

Che la Rete d’impresa sia un modello organizzativo strategico per le Piccole e Medie Imprese – almeno sulla carta –  è cosa nota da anni, sin dall’avvio della Globalizzazione. Questa infatti ci ha insegnato che senza innovazione ed internazionalizzazione diventa arduo per le aziende restare competitive. Requisiti pesanti per molte aziende, soprattutto PMI, per motivi di dimensione, di risorse, di esperienza, talvolta di mentalità.

Di qui la potenzialità insita nelle reti di superare i limiti delle singole aziende attraverso l’aggregazione di soggetti  indipendenti. Ciascuno dotato di risorse, conoscenze e referenze di Qualità.

Questo modello negli ultimi anni ha permesso a molte imprese di estendere il presidio geografico condividendo fiere ed eventi, di mettere a fattore comune servizi come la logistica ed il post vendita, di compensare oscillazioni nei fabbisogni attraverso lo scambio di risorse.

Nei casi più qualificanti le Reti hanno interpretato la Quarta Rivoluzione Industriale ante litteram perseguendone l’elemento chiave: l’Integrazione. Integrazione di prodotti e servizi, integrazione a livello di sistema e tra sistemi.

La Quarta Rivoluzione Industriale dice proprio questo.

Non basta più che le automobili siano sicure e confortevoli. Esse devono dialogare con i servizi informativi del traffico o con ulteriori servizi utili alla guida o alla interazione tra chi è in vettura ed il mondo esterno.

Non basta più produrre macchine automatiche sempre più innovative. Bisogna interconnetterle tra loro per governare l’intero sistema produttivo. Esso a sua volta interagirà con ulteriori sistemi, secondo logiche anche complesse.

Mentre il primo esempio coinvolge aziende del settore automotive , tipicamente di grandi dimensioni, il secondo caso coinvolge aziende produttrici di macchine automatiche, sovente di Piccole e Medie dimensioni .  Con la Rete d’Impresa  si apre per esse la prospettiva di presentarsi al mercato come fornitori di Soluzioni, attraverso un approccio a livello di Processo.

Proprio come i cambiamenti epocali in corso comandano a chi vuole restare sul mercato.

Tutto facile perciò? Pare di no.

Da più di 15 anni sento parlare delle Reti d’Impresa come strumento indispensabile alle Piccole e Medie Imprese per affrontare il mercato globale, eppure risultano molto poche le reti che funzionano davvero.

Come mai accade ciò? E’ veramente il modello organizzativo che non può funzionare, come qualcuno obietta?

Forse non sappiamo ancora sfruttare bene il potenziale strategico delle Reti d’Impresa?

Con i margini di miglioramento che vediamo, in una realtà ad alta densità di PMI di Qualità come quella italiana la diffusione della Rete d’Impresa darebbe una svolta dell’intera economia.

Ho condotto reti d’impresa sin dalla metà degli anni ’90, quando ancora non si chiamavano così. Si trattava infatti di progetti di ampio respiro in cui diverse aziende mettevano a fattore comune le loro risorse per perseguire obiettivi altrimenti impraticabili. Nella fattispecie il mezzo maggiormente praticato furono Società Progetto appositamente costituite.

Così ad esempio fu negli anni ’90 il caso della Società Parco Eolico San Benedetto Srl, a San Benedetto val di Sambro (BO), oggi proprietà della Edison Energie Speciali SpA, la prima centrale eolica commerciale del Nord Italia, da 3,5 MegaWatt. Si tratta di un notevole esempio di progetto sviluppato e realizzato da una compagine privato-pubblica, di cui fui Project Manager e Consigliere Delegato. Così per la Parco Eolico San Giorgio Srl di San Giorgio la Molara (BN) ed il progetto da 10 MW con estensione di ulteriori 20 MegaWatt, sviluppata con partner americani, altri ancora.

Così per 2 progetti immobiliari con partner privati per la Coop-CEA tra il 2000 ed il 2004 e l’ulteriore progetto pubblico privato avviato nello stesso periodo in campo ambientale.

Così per la più recente esperienza della rete “Trafogrid”, in cui società produttrici di macchine automatiche per le diverse fasi della produzione di trasformatori di Distribuzione e Trasmissione, italiane ed estere, hanno fatto sistema per offrire soluzioni a livello di processo. Caso-studio recentemente presentato al primo corso per Program Manager di Rete organizzato da Confindustria Nazionale-ReteImpresa.

Che dire? La rete d’impresa presuppone un progetto imprenditoriale e come tale richiede impegno e risorse che daranno i loro frutti se il modello di business è solido e quando il mercato ne riconosce il valore. Su questi punti si gioca il successo della rete e sul modo di gestirli spesso si perdono buone opportunità.

Il problema principale è che non esiste una diffusa esperienza su come si sviluppa un progetto in rete, né a livello di manager, né a livello di imprenditori. Molti dei soggetti coinvolti non hanno ben chiaro che il loro stesso ruolo va reinterpretato in un ambito di rete. Non sempre il cambiamento richiesto è facile da realizzare.

Le competenze teoriche e pratiche comunque esistono già. Con esse si possono risparmiare molte energie e molti errori, con effetti sulla stessa vita delle aziende.

Studio accurato dell’obiettivo e della sua fattibilità, mantenimento del focus e fiducia sono ingredienti indispensabili per riuscire: non possiamo pensare che l’atleta del salto con l’asta superi il record senza avere studiato attentamente l’ostacolo oppure distraendosi durante la corsa.

Per chi interessa, ho esperienza nel settore, continuo ad aggiornarmi  ed interagire con i miei Partner. Avendo programmato alcuni seminari sul tema (Parma, Pordenone, ..), sarà mia cura darne notizia su questo stesso blog.

In ogni caso, non esitate a contattarmi!