Le Brexit di casa nostra e la ricerca di una discontinuità

brexit-1E’ Brexit. Stavolta l’hanno fatto grossa. Una decisione che sa di azzardo e che fa degli inglesi i nuovi extra-comunitari. In compagnia, volente o nolente, o solo nolente, degli altri componenti del Regno Unito. Sempre che il Regno resti Unito.

Una decisione che ha tolto il sonno ad una parte della popolazione ed una soddisfazione forse effimera ad una moltitudine di persone che potrebbe avere sottovalutato i rischi di tale decisione.

Personalmente trovo anacronistica e miope la scelta di spezzettarsi invece che unirsi, in un mondo globalizzato dove la rete è paracadute e mezzo di rilancio. A maggior ragione per un paese che ha sacrificato l’industrializzazione per svilupparsi nel mondo della finanza e dei servizi proprio in una dimensione internazionale.

Avrei ritenuto più utile riversare le energie profuse in un’azione tesa a rendere l’Europa più credibile, più capace di fare scuola economica, politica, sociale e culturale.

Per inciso, la distribuzione del voto evidenzia tremende spaccature geografiche e generazionali che male si incontrano con l’immagine di un paese aperto, moderno, maturo di tanti secoli di “unità”.

La teoria del caos recita: “Si dice che il battito d’ali una farfalla possa provocare un tempesta dall’altra parte del mondo”.  Qui non abbiamo bisogno di ricondurci al paradosso per prevedere che nulla sarà come prima.

Eppure capisco chi ha votato “leave”. Soprattutto coloro che, sentendosi in un vicolo cieco, hanno inteso abbandonare e rompere un gioco, ritenendo che solo così si possano aprire per loro nuove prospettive.

Questo anche se a mio avviso la decisione è frutto di una diagnosi sbagliata. Una decisione che trascina nell’incertezza chi ha voluto lasciare ed anche chi oggi vede minate alle fondamenta le proprie scelte professionali e forse anche di vita.

Eppure, dicevo, li capisco e forse un po’ tutti dovremmo comprendere e riflettere su quanto accaduto.

Di più: scommetto che la maggior parte dei lettori abbia fatto almeno una sua Brexit, rinunciando alla razionalità ed alla prudenza, per avventurarsi verso nuove prospettive, a costo di crearsi situazioni cariche di incertezza. A me è capitato in ambito lavorativo.

La prudenza ci insegna a prevenire situazioni incontrollabili e conseguenze talvolta devastanti.

Talvolta, però, sotto il nome di prudenza si nasconde il mancato coraggio di difendere i propri valori. Quel tipo di prudenza che, per fare un esempio, ci induce ad assecondare una persona influente, sempre e comunque.

Atteggiamento che non passa inosservato al pilota interno che guida le nostre scelte più profonde. Pilota che ci risponde con palpabili sensazioni di disagio ed una serie di azioni che, consapevoli o no, creano le condizioni per la rottura di equilibri insostenibili nel tempo.

Di qui le nostre Brexit, le Brexit di casa nostra. Le EXIT da BRivido. Il cambiamento attraverso una discontinuità che destrutturi un sistema, per ricostruirlo su nuove basi. Idea stimolante, soprattutto durante le crisi acute. Idea un po’ inquietante, in corso d’opera, se ci viene il dubbio che ci fossero modi più efficaci e meno invasivi per risolvere un problema!

Per fortuna non avremo mai la controprova di quanto siano azzeccate o sbagliate le nostre scelte …